piede piatto e piede cavo

Piede piatto e piede cavo: quali sono le differenze6 min read

piede piatto e piede cavo

Le varie problematiche del piede come l’alluce valgo e metatarsalgie, possono essere causate da vari comportamenti sbagliati come l’indossare scarpe strette, però ci può essere anche una predisposizione a sviluppare tali disturbi. Ad esempio, la forma del piede contribuisce molto perché essendo il vero e proprio punto di appoggio che sostiene l’intero peso, dovrebbe avere una struttura adeguata. A volte invece ci si ritrova ad avere una pianta deformata che purtroppo, insieme ad altri fattori, può scatenare alcune patologia del piede. Vediamo in questo articolo due condizioni molto diffuse e differenti fra loro, ossia il piede piatto e cavo.

La funzione del piede

Come già detto, i piedi sono una parte importantissima del nostro corpo perché ha il compito di ammortizzare ogni passo e spingere come una leva per quello successivo. Se ci si trova id fronte a una deformità, a seconda della gravità di questa si può ricorrere all’intervento di un medico, soprattutto se provoca dolore e limitazioni funzionali e quindi influenza in negativo la qualità della vita.

I problemi al piede purtroppo rendono difficili anche le semplici azioni quotidiane e si possono manifestare in diverse zone, infatti la deformità può essere localizzata sull’avampiede interessando spesso anche le dita, sul mesopiede e sul retropiede. Queste sono le tre sezioni in cui viene suddiviso il piede ma a seconda del problema possono essere interessate più zone, ossa e tendini.

Questo complesso sistema che permette il movimento deve essere sempre perfettamente funzionante e se c’è un fastidio bisogna subito individuare dove esso sia precisamente localizzato, in modo da intervenire in maniera mirata. Qualsiasi squilibrio, se non trattato, peggiorerà ed ecco perché il supporto di uno specialista diventa fondamentale per un percorso di risoluzione personalizzato. Come anticipato, ci sono due principali deformità: il piede piatto e quello cavo.

piede piatto piede cavo differenze

Il piede piatto

Partiamo dal piede piatto, una deformità molto complessa che interessa diverse articolazioni e comporta disturbi come l’alluce valgo ma anche problematiche che coinvolgono la caviglia. Questa alterazione colpisce l’arco longitudinale e trasversale del piede e questo comporta una superficie di appoggio maggiore a terra.

Non sempre chi ha il piede piatto soffre di questa condizione, infatti se si fa un lavoro particolare che richiede lunghe marce, può agevolare la camminata e comportare meno sforzo, nonché proteggere dalle fratture da stress. Allo stesso modo è molto utile ai nuotatori perché più simile a una pinna e dunque la spinta che si ricava dai movimenti è maggiore.

I problemi relativi al piede piatto vanno valutati quando si prova del dolore e questo si può avvertire in diverse zona, come nel retropiede o all’interno della caviglia. Quando questa patologia crea tale fastidio è opportuno consultare uno specialista che tramite una visita medica saprà indicare il giusto trattamento in base al singolo caso.

Il piede cavo e supinazione del piede

Analizziamo ora la condizione opposta, ossia il piede cavo. Anche qui c’è uno squilibrio dei movimenti perché come sappiamo, il passo è composto da un appiattirsi del piede quando si poggia a terra e una spinta quando si procede con quello successivo. Ovviamente come la pianta piatta può rappresentare un problema, lo stesso vale per quella troppo concava, ma anche qui, non sempre è sinonimo di patologia. Ad esempio, per gli sportivi che devono effettuare diversi salti e cambi di direzione, è un vantaggio funzionale importante.

Il problema sussiste solo quando si presenta il dolore oppure si ha la sensazione di un cedimento. Essendo un piede sostanzialmente male bilanciato, la stabilità a volte può venir meno e il dolore può essere localizzato in ogni zona del piede. L’aspetto di questo piede è caratterizzato dalle dita a griffe e a volte si tratta di una patologia genetica che a volte, non sempre, può peggiorare. Anche alcuni eventi traumatici come fratture possono provocare questa deformità, in ogni caso è importante intervenire per garantire una buona stabilità.

Quali sono le cause

Analizziamo ora quali possono essere le cause di queste due deformità. In entrambe le condizione, ci possono essere delle cause scheletriche, ossia delle problematiche ossee probabilmente già presenti da bambino. Anche la morfologia del piede incide molto ma ci possono essere cause neurologiche, spesso congenite. Tra i fattori che contribuiscono a sviluppare il piede piatto c’è l’eccesso di peso sui tendini, i quali degenerano pian piano portando a un cedimento dell’arco plantare. Per quanto riguarda il piede cavo invece, oltre a problemi nella struttura ossea, questo può essere una conseguenza di pregresse fratture.

Piede piatto e Piede cavo: Differenze

Fra le principali e più diffuse patologie del piede vi sono il piede piatto (quando appoggia tutta la pianta del piede) e il piede cavo (quando l’arcata plantare è inarcata). Vediamo in questo breve video come capire se hai il piede piatto, il piede cavo oppure il piede normale.

Come si fa una corretta diagnosi

Se si percepisce di avere problematiche relative al piede piatto o cavo è opportuno rivolgersi ad uno specialista per effettuare con certezza una diagnosi accurata. Il piede verrà studiato stando in piedi sia in posizione ferma che durante una camminata, per valutarne il comportamento in ogni fase del passo.

Pochi passi sono sufficienti per permettere al medico, attraverso esami strumentali, di avere un quadro completo della situazione. Tuttavia, se il paziente lamenta forti dolori e fastidi sia al piede che in altre zone della gamba, possono essere effettuati anche ulteriori esami approfonditi come i raggi X, la TAC, l’ecografia e la risonanza magnetica nucleare. Si tratta di test ulteriori ma nella maggior parte dei casi è sufficiente un esame di primo livello, ossia la radiografia del piede e della caviglia in carico.

Utile è anche il cosiddetto bone stock che consente di valutare la quantità di osso disponibile per effettuare eventuali procedure di tipo chirurgico. Infine, se il paziente ha problemi di diabete si possono valutare anche i livelli di glicemia ed emoglobina glicata per ridurre i rischi di ulcerazione locale in caso di opzione chirurgica.

Terapia conservativa

Quando si soffre di piede piatto o cavo, le strade da intraprendere sono essenzialmente due: la terapia cosiddetta conservativa che punta a tenere sotto controllo il problema modificando i comportamenti sbagliati, oppure la chirurgia per eliminare definitivamente il problema. Per quanto concerne la prima opzione, queste sono le indicazioni adatte in entrambi i casi:

  • Plantari, ossia un validissimo aiuto che purtroppo non risolve il problema ma aiuta a camminare senza dolore. Le ortesi plantari vengono modellate in maniera personalizzata sui piedi del paziente;
  • Fisioterapia manuale o attraverso laser per eliminare l’infiammazione e dare sollievo dal dolore;
  • Scarpe ortopediche,
  • Terapie biologiche;
  • Programmi dietetici per ridurre il peso, qualora sia in eccesso;
  • Farmaci antidolorifici;
  • Concedersi del riposo staccando dalle attività che tropo sovraccaricano il piede.

Terapia chirurgica

Abbiamo poi la soluzione risolutiva del problema, al contrario di quelle esposte finora che sono solo rimedi per alleviare temporaneamente i sintomi. Se appunto la terapia conservativa non basta, si pianificano soluzioni più valide. Per quanto riguarda il piede cavo, la procedura si chiama osteotomia, ossia la correzione sull’osso e la trasposizione dei tendini compromessi. Questi interventi chirurgici possono essere associati alla ricostruzione dei legamenti, qualora questi siano la causa della perdita di stabilità.

Nei casi più gravi si deve sacrificare il movimento di alcune articolazioni che verranno fuse con procedure di artrodesi. Queste, insieme ai transfer tendinei possono restituire al paziente la gioia di muoversi correttamente e senza dolore. Si tratta di chirurgie mini invasive che anche se sacrificano leggermente alcune funzionalità, consentono un passo più stabile e decisamente meno fastidioso.

Per quanto riguarda il periodo successivo all’intervento, è sufficiente un paio di notti in ospedale per riprendersi completamente fin quando, la dipendenza dai farmaci indicati è così lieve da poter essere dimessi, applicando uno stivaletto gessato da tenere almeno per un mese.

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