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Morbo di Haglund: sintomi, rimedi e cura4 min read

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Che cos’é il Morbo di Haglund

Il Morbo di Haglund, che fu identificato per la prima volta agli inizi del ‘900, consiste in una protuberanza ossea a livello del calcagno, definita “esostosi”. Il principale sintomo ad essa associato è il dolore piuttosto intenso che il paziente avverte quando incomincia a camminare dopo un periodo di riposo.

La sua insorgenza, che è più frequente nelle donne e nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 50 anni, è molto comune tra gli sportivi e soprattutto tra i maratoneti, marciatori e corridori, spesso anche a causa dell’uso di calzature non adeguate. Le continue sollecitazioni a cui viene sottoposto il tallone contribuiscono a peggiorare notevolmente questa patologia di natura anatomica.

Il retropiede, che è la porzione comprendente il calcagno, muscoli e tendini, subisce infatti una deformazione morfologica nel punto in cui il tendine d’Achille si inserisce nell’osso del tallone. La parte prominente e dolente spesso è accompagnata da fenomeni di ipercheratosi con ispessimento cutaneo e infiammazione del calcagno.

Cause del Morbo di Haglund

La principale causa responsabile del Morbo di Haglund si collega all’impiego di scarpe strette e rigide, che esercitano una pressione sul retropiede e in particolare sulla parte posteriore del tallone. Vi sono inoltre alcuni fattori di rischio, tra cui:

  • prominenza dell’osso calcaneare;
  • varismo del calcagno;
  • rotazione del piede verso l’esterno durante la deambulazione;
  • tendine d’Achille più corto della norma;
  • impiego di calzature con suola molto rigida;
  • pratica sportiva di alcune attività fisiche (corsa e maratona);
  • forme infiammatorie con tendenza a cronicizzarsi;
  • borsite retro-calcaneare.

In generale tutte le condizioni per cui il tallone viene iper-sollecitato da cause di varia natura è possibile che le strutture ossee subiscano microtraumi responsabili di questo disturbo. Anche se non si tratta di una malattia grave, è comunque molto fastidiosa e limitante dato che la deambulazione può diventare estremamente dolorosa, costringendo il paziente ad assumere posture scorrette per mantenere l’equilibrio.

Sintomi del Morbo di Haglund

Questa sindrome può essere unilaterale (colpire un solo piede) oppure bilaterale (colpire entrambi i piedi) con differenti manifestazioni. Infatti è possibile osservare una vera e propria deformazione ossea, ma anche una semplice infiammazione delle strutture circostanti all’escrescenza, responsabili a loro volta dello sviluppo di tendinopatie associate.

Quanto maggiore risulta il coinvolgimento del calcagno, tanto più intense sono le manifestazioni dolorose a carico del piede. I sintomi più comuni sono i seguenti:

  • sporgenza dell’osso calcaneare;
  • gonfiore nella parte posteriore del tallone;
  • dolore localizzato lungo il tendine d’Achille;
  • infiammazione, arrossamento e ipertermia cutanea.

La diagnosi dipende sostanzialmente dall’esame obiettivo del paziente, dato che l’escrescenza del tallone risulta ben visibile anche a occhio nudo. Tuttavia in alcuni casi può essere utile eseguire una radiografia per osservare con maggiore precisione la genesi della sporgenza soprattutto nelle fasi iniziali, quando non è ancora chiaramente identificabile. Un’indagine ecografica è opportuna per identificare la presenza di borsite, mentre in casi dubbi è necessario ricorrere alla risonanza magnetica.

Il Morbo di Haglund, soprattutto nelle sue fasi d’esordio, potrebbe essere confuso con altri disturbi, come la fascite plantare, la borsite oppure la tendinopatia Achillea. Pertanto è sempre vantaggioso effettuare una diagnosi differenziale, in grado di escludere altre patologie.

Trattamento del Morbo di Haglund

Il primo approccio al Morbo di Haglund è sempre di tipo conservativo e prevede riposo assoluto per almeno 8-10 giorni per lasciare inattivo il piede evitando di sottoporlo a sollecitazioni meccaniche. Sono indicati anche farmaci antinfiammatori di tipo FANS, da assumere con moderazione per i loro effetti gastro-lesivi. Gli impacchi di ghiaccio sono sempre consigliati, dato che la vasocostrizione successiva consente di ridurre la flogosi e il dolore. Per intervenire in maniera risolutiva su questo disturbo e soprattutto per evitare il rischio di recidive è opportuno utilizzare plantari ortopedici e cuscinetti.

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In questo modo il piede può appoggiare sul suolo in maniera corretta, distribuendo il peso corporeo in modo equilibrato e senza caricare eccessivamente il tallone deformato dall’esostosi. Esistono poi anche degli speciali proteggi tallone in silicone che forniscono la protezione del tallone e riducono l’attrito e l’assorbimento degli urti.

Soltanto quando questi interventi conservativi non si rivelano efficaci diventa necessario affrontare un’operazione chirurgica, consistente nell’asportazione della protuberanza. Dopo aver limato e levigato l’osso del calcagno, la pressione sui tessuti molli circostanti diminuisce progressivamente e dunque anche il movimento diventa più fluido e naturale.

Affidandosi soltanto a trattamenti conservativi, la guarigione completa può richiedere anche un paio d’anni, mentre con la tecnica percutanea mininvasiva il disturbo viene eliminato definitivamente..

Soltanto se sono presenti calcificazioni ossee a livello dell’inserzione del tendine d’Achille , che quasi sempre provocano una degenerazione della struttura tendinea, è indispensabile affrontare un tradizionale intervento chirurgico a cielo aperto, che richiede una più prolungata convalescenza. In questi casi è fondamentale supportare la ripresa della mobilità con esercizi di ginnastica posturale e con fisioterapia mirata.

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